Lezioni di comunicazione. Il teatro per Fanny & Alexander

Una vera lezione – soprattutto per me – quella di Chiara Lagani, ieri mercoledì 29 ottobre a Teatro e Spettacolo, Scienze della Comunicazione, Sociologia, Urbino.

La lezione sta nell’usare il teatro, e la ricerca della cosiddetta terza generazione, come strumento dell’arte e della riflessività, della comunicazione come contratto scenico che sta nella connessione fra parole chiave: attore, spettatore, spettacolo, testo, drammaturgia…

Il punto sta nel comprendere, da dentro, dalla viva voce e dall’esperienza di chi sperimenta il senso della performance, il “corpo” vero del teatro. Con la sua bravura di Chiara Lagani ci ha fatto entrare nel mistero di certi significati (i rimandi all’arte, come citazioni, al linguaggio, ai linguaggi e alle tecnologie, alle grammatiche, le dinamiche dello sguardo e dell’osservare osservazioni…) della poetica e della ricerca di Fanny & Alexander dove, mi sembra di capire, bios e logos trovano sempre una forma di solidarietà.

E’ scoccata l’ora? Rinascimento Virtuale: la mostra, il convegno, appunti

La mostra Rinascimento Virtuale è importante. E non poteva essere altrimenti. Il dialogo fra i meravigliosi cimeli del Museo di Storia Naturale, Sezione Antropologia e Etnologia, di Firenze e le opere in mostra sta a indicare l’esistenza dei territori dell’immaginario che tengono insieme l’umanità attraverso i tempi e le culture. Meta-territori. Di fronte all’ignoto e al mistero della vita e della morte il simbolico si mette all’opera. E così che mi pare di poter leggere, e cogliere anche, il senso di questa operazione. Ma come sempre bisogna rimandare ad altri.

Senza contare che la scelta delle opere sta a testimoniare la realtà artistica di SecondLife nell’intreccio, anzi il dialogo, con altri temi che contribuiscono, grazie anche al lavoro sulle moleskine, a definire l’espressività di SL: nelle bellissime tende che fanno anche da pannelli descrittivi leggiamo di un mondo fatto anche di merci (il rimando è alle riflessioni di Roberta e alla sua moleskine), all’avatar (la chat riportata da Giovanni nella moleskine e riferita al dialogo fra Joannes e Velas). E molto altro ancora.

Ed è questo il tema della tavola rotonda di venerdì 24 ottobre 2008. Ci si è confrontati sul senso dell’arte in SecondLife a partire dall’esperienza diretta (e non è una cosa così scontata) il che significa: sul suo specifico e sul rapporto con il sistema dell’arte. Come dire: prendere atto di quella vocazione esperienziale dell’arte, mai sopita, che qui può essere detta nei termini dello stadio evolutivo della comunicazione ossia come creatività diffusa, sperimentazione, estetica, partecipazione, relazione.

Mi sembra che resti aperta una questione cruciale: l’arte in SL è per tutti, testare il proprio bisogno di esprimersi creativamente attraverso il fare – che può essere anche artigianale, ci ricorda Adriana/Ginevra – è il principio di un mondo chè è creato dai suoi residenti e già a questo livello (interno al metaverso) si decide quindi cosa è adatto. Sarà poi il sistema dell’arte, da fuori, a stabilire altri criteri di adeguatezza. E di mercato (così come ha ribadito Fabio Paris).

Grandi incontri, anche Night finalmente, e Roxelo! E tanti altri: dagli amici di Second Life (Roberta, Neupaul, Deneb) agli artisti – quelli non conoscevo a cominciare da Frieda Korda, Giampiero Moioli, Moya ma anche Shellina, Solkide e altri – fino a chi ha partecipato alla tavola rotonda dandomi spunti su cui ragionare e ragionare (che fatica).

Un grazie speciale a Mario e a Fabio.

Arte sul limen. Rinascimento Virtuale e Arena ovvero dialoghi dentro/fuori

 

C’è fermento su Second Life e molto si deve alla mostra Rinascimento Virtuale, da poco inaugurata a Firenze nell’ambito del Festival della Creatività. Se ne parla moltissimo in rete a cominciare da chi ne ha la repsponsabilità Mario Gerosa e Fabio Fornasari (qui, qui, qui, qui, qui) e sui social network (si veda per cominciare qui, qui, qui).

Se fino ad ora ho pensato che l’espressione artistica e creativa in Second Life dovesse avere come suo obiettivo prioritario la ricerca di uno specifico formale, o meglio, di una declinazione in chiave estetica e performativa ora mi sembra di capire che il dialogo con l’esterno sia altrettanto interessante.

Sarà che in questi giorni devo lavorare sul concetto di soglia, sarà che siamo sempre in un campo minato che sfida un po’ le nostre intelligenze e le nostre conoscenze, ma le mie idee si fanno sempre più fuzzy (che parola antica).

In questa logica mi sembra di poter vedere il collegamento fra ciò che sta succedendo a Firenze in questi giorni, e credo che l’incontro del 24 potrà servire per chiarire dei passaggi, e l’inaugurazione di Arena. Ieri sera nella sim Ex.it con l’esposizione dei lavori di Shellina Winkler e Solkide Auer e con la cura di Roxelo Babenko. Avremo modo di vedere 40 artisti e performance (finalmente!) che sono in mostra anche a Firenze.

Ci sarà da capire: come si orienta il sistema sociale dell’arte? Come stanno emergendo i criteri di adeguatezza?

Motus terzo movimento. Il vissuto comunicativo

Ancora a Modena, Vie Scena Contemporanea Festival, sabato 18 ottobre 2008. E finalmente Motus con X (ICS) Racconti crudeli della giovinezza [X.03 movimento terzo].

Sull’impianto complessivo dello spettacolo ho avuto modo di parlarne in riferimento ai primi due movimenti (qui, qui, qui). La dimensione generazionale, come contenuti, e l’immaginario contemporaneo fra scenari urbani e ambienti mediali.

Ma c’è sempre un’atmosfera che aleggia in questo lavoro: il vissuto. Il mettere a tema il proprio tempo, la propria visione del mondo, quel modo di afforntare da giovani la vita alla ricerca di una differenza che faccia differenza, di una differenza di valore. Fra presente e futuro. Anche in chi ha vissuto i cambiamenti della Germania dopo il 1989. Caduta del muro, lo sappiamo, è un evento/trauma generazionale. Ce lo diceva anche McEwan, ce lo racconta qui Ines Quosdorf (così mi pare di aver capito) con i suoi lunghissimi capelli rossi.

Qui però, nel movimento terzo, si aggiunge il passato, nel racconto di Lidia Aluigi. Cambia il panorama che si fa locale, Rimini, la guerra, le macerie e i giochi dei bambini, il babbo ritrovato.

E a me pareva di sentire i racconti del mio di babbo, e un po’ anche di mia mamma. Quei ricordi di guerra che hanno sempre un che di nostalgico. The way we were.

Queste sono cose sulla memoria, e avrebbe dovuto scriverle lei. Ma siccome non c’era…

Inferno. Castellucci/Socìetas Raffaello Sanzio. Appunti mediali

Dal punto di vista della presa di appunti non di critica ma di semplice analisi della mediologia dello spettacolo e magari dell’immaginario, l’Inferno di Romeo Castellucci/Socìetas Raffaello Sanzio (Modena, Vie Scena Contemporanea Festival sabato 18 ottobre 2008) presenta le parole chiave che mi sembra caratterizzino da sempre e ancora il lavoro della Socìetas: il rituale, il sacrificio, l’animale, il corpo. Ma soprattutto il simbolico. E quindi l’immaginario.

Quell’immaginario che permette di dare forma a un inferno che ci riguarda tutti, già in terra, vittime e carnefici in maniera ricorsiva, oggetti e soggetti d’amore. Dove la condivisione di un destino comune è simboleggiata dal passaggio del pallone da uno all’altro: ho pensato al quasi-oggetto di Serres. Fino mi sembra alla condizione di spettatori e a quella cultura pop – rappresentata da Andy Wharol e dalla carcassa di automobile nella quale entra in finale, che scatta una polaroid e applaude il pubblico – per la quale si è sempre anche guardati. Come i bambini nella gabbia di plexiglass che fa anche da schermo (e da vetrina, che poi è lo stesso). Osservazioni di secondo ordine.

Ci sono i confini o meglio lo stare fra – liminale – il teatro, l’artista e il pubblico, fra individuo e collettivo, fra la vita e la morte.

L’archetipo dell’immaginario – e della sua funzione di esorcismo – ossia il rapporto fra la vita e la morte sta poi nel richiamo agli attori che non ci sono più. E così il linguaggio, che sa evocare idee e che fa lavorare di mente – in un teatro che lo usa poco – è quello dei nomi e dei titoli delle opere di Wharol, delle lettere che nei monitor che poi cadono dal soffitto, lasciando la parola “te”. Un richiamo direi ad ognuno di noi, l’inferno che ci portiamo dentro e la responsabilità delle proprie scelte. Ma queste sono solo interpretazioni.

Aspettiamo il seminario di Silvia Bottiroli per capirne di più.

Vicino a me Valentina Valentini, vorrei una sua lettura.

Sta di fatto che dentro a quell’impianto visivo ed estetico che ritroviamo anche qui ci sta la funzione di un teatro luogo di osservazione del sociale e del suo immaginario, e l’efficacia della performance che ci trasforma un po’, ogni volta.

Occasioni buone per pensare. Conversazioni dal basso e altri discorsi

Foto di Brezza di lago, fonte Flickr: titolo “people durante lo speech di Laura Gemini”. Allora faccio ridere!

Visto che la misteriosa ricercatrice del LaRiCA sono io, ma l’avevo annunciato, posso dire che i riscontri del mio piccolo speech sono sicuramente stati superiori alle mie aspettative e soprattutto un’occasione buona per pensare, per dare nuova sostanza alla mia-nostra stessa presenza sui social network, Facebook in primis: Seriously Social.

 

 

La cosa più importante, insieme agli amici che si trovano (sono contentissima delle nuove conoscenze) e ritrovano in queste occasioni, al tipo di relazione che emerge come nuova forma del mondo vicino (tutta da indagare secondo me), è la partecipazione – non cadrò nella tentazione di rimandare alla performance (o ci sono già caduta?) – che in questo caso ho ritrovato negli interventi dell’Academic Bar Camp (ad esempio qui e qui), oltre ai contributi della Girl Geek Dinner. Sintomo di una riflessione che può andare avanti. Come diceva Kurt Lewin “non c’è niente di più pratico di una buona teoria”. Come dire: qualcosa che riguarda i nostri paradigmi conoscitivi ma che allo stesso tempo coinvolge noi, gli studenti, e il cruciale rapporto con loro e un certo modo di ripensare il nostro lavoro e più in generale di essere nel mondo.

Girl GeeK Dinner Urbino #1. Ma David c’è?

Ci siamo. Da stasera saremo nell’atmosfera delle Conversazioni dal Basso, a cominciare con la Girl Geek Dinner (anche qui). Situazione che prevedo essere, sociologicamente, molto interessante.

Il tema della serata, pre-cena?, è il social networking. Chi avrebbe detto che dovrò esprimermi anche io in merito? In ogni caso, per fortuna, ci saranno l’amica Antonella Napolitano Caterina Mezzapelle, che sono molto contenta di conoscere. Io sono solo una rappresentante femmina del LaRiCA. Prendetela così.