Accadde a Lisbona.

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Abbiamo avuto il nostro bel da fare con 5 interventi da presentare tutti lo stesso giorno all’ESA Conference 2009 che si è tenuta in questi primi giorni di settembre a Lisbona.

Un’esperienza interessante per diversi motivi. Avremo modo di tesaurizzare le riflessioni legate ai nostri paper nei blog legati ai progetti di cui abbiamo parlato in diverse sessioni.

Qui lascio una traccia sul paper mio e di Giovanni dal titolo Art Experience and Participatory Culture. The Performance Paradigm in Second Life. Presentato nell’ambito del Research Network di Sociologia dell’arte e in particolare nel panel Arts and Virtual Space.

Spunti interessanti ad esempio da una ricerca presentata da una giovane studiosa portoghese sui blogger-poeti, o per lo meno ho trovato bello l’oggetto, anche se in generale mi sembra che l’interesse per il rapporto fra espressione artistica e rinnovato ruolo delle audience sia ancora là da venire. Mentre per noi è cruciale.

Second Life che è un contesto particolare e molto evidente di questo tipo di percorso evolutivo, tanto da essere poco frequentato e quindi utile come caso paradigmatico, è un ambito praticamente sconosciuto. Per lo meno per quello che ho capito io. E l’avevo già appurato al convegno IVSA, a luglio.

Tant’è. Continuiamo sulla nostra strada direi. Ma è perigliosa.

Il titolo Accadde a Lisbona ha a che fare con la memoria mediale. Come dire, mi preparo al convegno Media + Generations di Milano.

Visions of China.

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Un giretto, in compagnia di Martha, all’allestimento di Marco Manray, sempre ad Arena Second Life.

Pratica e immaginario del viaggio dove qui la ricerca di altrove, che già realizza la sua espressione più compiuta in SL, si sposta su un altro Metaverso – quello di HIPIPI – per essere raccontato su Second Life.

Andata e ritorno, dentro e fuori. L’altrove è qui. Meta-territorialità dell’immaginario. Mi sembrano ancora una volta queste le parole chiave, e la cosa mi conforta parecchio (si fa per dire).

Avevamo colto il senso della ricerca di Manray nella tenda pensata e dedicata al suo lavoro da Fabio Fornasari a Rinascimento Virtuale. E le tende le ritroviamo ad Arena come supporto alle belle immagini esposte, insieme alla Moleskine. Un omaggio, mi sembra di poter dire, in continuità con il progetto avviato dalla mostra di Firenze.

E poi c’è il contenuto. Le visioni cinesi. La mia memoria mediale e generazionale mi porta senza altrimenti possibili qui.

La parte ludica, ma non solo, della rete. Moya e Pizzanelli fra SL e game-art

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Patrick Moya l’abbiamo conosciuto a Rinascimento Virtuale. Una sala della mostra è dedicata alla Civiltà Moya in un gioco di citazioni ed elaborazioni simboliche che da sole basterebbero a capire il senso del dialogo operato dal simbolico dell’arte fra SL e RL. Senza dimenticare la pratical tourist guide della Moya Land. Il 6 dicembre, ancora a Uqbar, si inugurava la mostra concepita come visita guidata all’installazione (dal giro in macchina e in elicottero, poi alla torre con i dipinti fino alla Cappella di San Giovanni Battista che riproduce gli affreschi realizzati in quella di RL dallo stesso Moya). Ironia, colori, gioco, il tema del doppio e della figura dell’artista-performer ma anche rimando al rapporto fra pittura, graffitismo, fumetto sono gli elementi dell’immaginario ludico e colto di uno che sa cogliere e attualizzare le potenzialità espressive di SL, divertendo.

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Iconoclast Game è il videogioco creato e realizzato (in équipe naturalmente) dal net-artista Lorenzo Pizzanelli. Si gioca – perchè è un videogioco – con l’arte e le sue metafore. Si comprende al meglio, con quel che di disincantato e divertente che serve sempre per farsi una ragionata, il paradosso dell’iconoclastia occidentale già espresso da Gilbert Durand. Guardarsi il demo. Da Giotto a Orlan, dai mosaici bizantini a Michleangelo, Leonardo, Velasquez  fino a Bacon, Beuys e Christo che impacchetta il museo e la musealizzazione stessa dell’arte. Ancora il tema del doppio: Duchamp e Selavy, la figura dell’androgino, arte e vita ovvero ricorsività della comunicazione e comportamenti recuperati.

E’ scoccata l’ora? Rinascimento Virtuale: la mostra, il convegno, appunti

La mostra Rinascimento Virtuale è importante. E non poteva essere altrimenti. Il dialogo fra i meravigliosi cimeli del Museo di Storia Naturale, Sezione Antropologia e Etnologia, di Firenze e le opere in mostra sta a indicare l’esistenza dei territori dell’immaginario che tengono insieme l’umanità attraverso i tempi e le culture. Meta-territori. Di fronte all’ignoto e al mistero della vita e della morte il simbolico si mette all’opera. E così che mi pare di poter leggere, e cogliere anche, il senso di questa operazione. Ma come sempre bisogna rimandare ad altri.

Senza contare che la scelta delle opere sta a testimoniare la realtà artistica di SecondLife nell’intreccio, anzi il dialogo, con altri temi che contribuiscono, grazie anche al lavoro sulle moleskine, a definire l’espressività di SL: nelle bellissime tende che fanno anche da pannelli descrittivi leggiamo di un mondo fatto anche di merci (il rimando è alle riflessioni di Roberta e alla sua moleskine), all’avatar (la chat riportata da Giovanni nella moleskine e riferita al dialogo fra Joannes e Velas). E molto altro ancora.

Ed è questo il tema della tavola rotonda di venerdì 24 ottobre 2008. Ci si è confrontati sul senso dell’arte in SecondLife a partire dall’esperienza diretta (e non è una cosa così scontata) il che significa: sul suo specifico e sul rapporto con il sistema dell’arte. Come dire: prendere atto di quella vocazione esperienziale dell’arte, mai sopita, che qui può essere detta nei termini dello stadio evolutivo della comunicazione ossia come creatività diffusa, sperimentazione, estetica, partecipazione, relazione.

Mi sembra che resti aperta una questione cruciale: l’arte in SL è per tutti, testare il proprio bisogno di esprimersi creativamente attraverso il fare – che può essere anche artigianale, ci ricorda Adriana/Ginevra – è il principio di un mondo chè è creato dai suoi residenti e già a questo livello (interno al metaverso) si decide quindi cosa è adatto. Sarà poi il sistema dell’arte, da fuori, a stabilire altri criteri di adeguatezza. E di mercato (così come ha ribadito Fabio Paris).

Grandi incontri, anche Night finalmente, e Roxelo! E tanti altri: dagli amici di Second Life (Roberta, Neupaul, Deneb) agli artisti – quelli non conoscevo a cominciare da Frieda Korda, Giampiero Moioli, Moya ma anche Shellina, Solkide e altri – fino a chi ha partecipato alla tavola rotonda dandomi spunti su cui ragionare e ragionare (che fatica).

Un grazie speciale a Mario e a Fabio.

Arte sul limen. Rinascimento Virtuale e Arena ovvero dialoghi dentro/fuori

 

C’è fermento su Second Life e molto si deve alla mostra Rinascimento Virtuale, da poco inaugurata a Firenze nell’ambito del Festival della Creatività. Se ne parla moltissimo in rete a cominciare da chi ne ha la repsponsabilità Mario Gerosa e Fabio Fornasari (qui, qui, qui, qui, qui) e sui social network (si veda per cominciare qui, qui, qui).

Se fino ad ora ho pensato che l’espressione artistica e creativa in Second Life dovesse avere come suo obiettivo prioritario la ricerca di uno specifico formale, o meglio, di una declinazione in chiave estetica e performativa ora mi sembra di capire che il dialogo con l’esterno sia altrettanto interessante.

Sarà che in questi giorni devo lavorare sul concetto di soglia, sarà che siamo sempre in un campo minato che sfida un po’ le nostre intelligenze e le nostre conoscenze, ma le mie idee si fanno sempre più fuzzy (che parola antica).

In questa logica mi sembra di poter vedere il collegamento fra ciò che sta succedendo a Firenze in questi giorni, e credo che l’incontro del 24 potrà servire per chiarire dei passaggi, e l’inaugurazione di Arena. Ieri sera nella sim Ex.it con l’esposizione dei lavori di Shellina Winkler e Solkide Auer e con la cura di Roxelo Babenko. Avremo modo di vedere 40 artisti e performance (finalmente!) che sono in mostra anche a Firenze.

Ci sarà da capire: come si orienta il sistema sociale dell’arte? Come stanno emergendo i criteri di adeguatezza?

Panorama su “L’arte di Second Life”

L’articolo di Guido Castellano su Panorama sta ad indicare che l’arte di Second Life rientra nel circuito della comunicazione del sistema dell’arte. Dal punto di vista dell’analisi sociologica non è irrilevante osservare come siamo di fronte a qualcosa di informativo, non più e non solo delle riviste specializzate (Flash Art con Domenico Quaranta e non solo ne ha già parlato varie volte ad esempio). Detto altrimenti: l’arte di Second Life è un tema della comunicazione, e quindi è anche notiziabile. Si seguono Mario Gerosa e la programmazione della mostra Rinascimento Virtuale (allestita da Fabio Fornasari che non viene nominato però), i nomi per noi noti (da Marco Manray, a Gazira Babeli, a Roxelo Babenko), il rapporto con il mercato e le gallerie in RL… insomma quello che serve “da fuori” a farsi un’idea su un “nuovo” contesto della comunicazione e dell’arte.

Non manca – ma poteva mancare – il parere mainstream di Philippe Daverio che fa notare ai lettori come “le opere di bit non potranno sostituire mai quelle vere. I due generi sono destinati a convivere”.

In ogni caso, lo ribadisco, si riflette sul senso e sui modi dell’arte in Second Life, e la sfida cognitiva si fa sempre più interessante. Grazie anche a Specchi e Second Life che ci invita a continuare.

Eppur si muovono! Le immagini recitanti di Accidental Artist

Performance inaugurale ieri sera a Odyssey: The Accidental Artist, di Alan Sondheim con Sandy Baldwin.

dove il dibattito incalza sullo statuto dell’arte in SL fra ricerca di linguaggi (e contenuti) e mercato, qua si partecipa e si prende consapevolezza di come i territori dell’arte siano sempre più espansi verso l’ultima frontiera del superamento della differenza fra agire, dell’artista, ed esperire del fruitore in nome della mixed-media performance e della centralità della dimensione partecipativa e co-produttiva al processo di creazione dell’evento.

Qui tra l’altro sono le immagini stesse a diventare agenti performanti che muovendosi non solo si scontrano con i corpi-avatar ma producono un effetto straniante in chi guarda dallo schermo e che si trova a fare esperienza delle immagini-recitanti. Anche da sotto il pavimento. Nella dimensione immersiva creata dalla musica pensata per l’occasione: soundenviroment. Qualità teatrale di questo tipo di installazione che sembra riscoprire il fascino del rito meccanico sognato da Enrico Prampolini. Quel “mistero spirituale e scientifico” capace fianche di abolire gli attori.

Fondere osservatore e immagine sembra essere lo scopo ultimo dell’arte, fin da tempi remoti, perseguito consapevolmente dalle Avanguardie tese a mettere insieme forme, linguaggi, strumenti verso una relazione con il pubblico via via più dinamica. Processo che trova nelle forme dell’arte contemporanea, SL inclusa, una forza espressiva che va potenziata e valorizzata.

Vedo performance

Che bello questo progetto del designer cinese Hanyoung Lee. Per come la vedo io sfrutta le opportunità spettacolari dello spazio urbano, scenario e in certi casi scenografia particolarmente efficace. Così come non sfugge ai movimenti di protesta – basti vedere Spectacle di Rockwell e Mau della Phaidon – che agiscono per strada con consapevolezza mediale. La maschera di V per Vendetta in un attivista di Anonymous (protestatori dazanti contro Scientology) la dice lunga.

 

Dalla casa alla rete e ritorno. E’ il caso di Daryl Hall – quello del duo Hall e Oats di Private Eyes e da ricordo generazionale – nel cui sito raccoglie le performance registrate live nei suoi appartamenti insieme ad altri amici-musicisti-ospiti-guest star. Piena logica da star system nel suo rapporto sempre affascinante di vicinanza e lontananza con il pubblico.

Sul palco – ebbene sì la performance lì ci sta sempre bene – della Biennale Danza di Venezia Francesca Harper con The Fragile Stone Theory 2k8/Interactive Feast porta in scena danza, canzoni, immagini video in un viaggio – e non poteva mancare – intimo nei paradossi della bellezza e dell’apparire (tema sempre caro all’immaginario).

Perofrmance e viaggio allora nella convergenza mediale e culturale: nella memoria e nell’intrattenimento, nello stare (e nel fare) insieme, alla Festa dell’Unità in Second Life, voluta da Rosa; nella diretta in streaming della Turandot – orchestra della Scala diretta da Chailly – in compagnia degli amici avatar nella land Toscana (leggere Roberta), negli eventi come The accidental artist, in questi giorni a Odyssey, fino al viaggio nella Lucania e nella creatività di Asian o a Second Zabriskie, in quella di Gianky.

Ostaggi della performance. La Fura dels Baus in Second Life

Incontro nello spazio di Style Magazine di Second Life con Alex Ollè de la Fura dels Baus. Il tema: gli ultimi lavori della compagnia e in particolare Imperium e Boris Godunov in scena in Italia in questi giorni.

Da quello che ho potuto sentire – poco per cui sono andata a rileggermi qualcosa – mi pare di capire che: 1. Imperium è la rappresentazione metaforica dell’imperialismo in stile vecchia fura, quindi coinvolgimento del pubblico, forza dionisiaca e violenta (si vede nel video), dove è la dimensione dal vivo ad essere particolarmente efficace (nel senso della performance); 2. Boris Godunov lavora sulla messa a punto dello stile teatrale della compagnia che personalmente preferisco. Il tema: l’attentato al Teatro Dubrovka di Mosca del 2002, tentativo riflessivo – come ben esplicitato nell’intervista – per far pensare allo spettatore-ostaggio nella logica (mediale) del docu-dramma.

Mi torna in mente Benjamin sul teatro epico, e antiartistotelico, di Brecht.

Mi sarebbe piaciuto: aspettare un po’ di meno, un’intervista meno serrata con la possibilità per gli astanti di fare qualche domanda. Occasioni come queste – strettamente connesse alla logica partecipativa di Second Life – dovrebbero garantirlo secondo me. Sono comunque contenta di esserci stata e apprezzo il lavoro di chi l’ha pensato e realizzato. Ne vale sempre la pena.

Meglio tardi che mai. Mondine in Second Life

Meglio tardi che mai – formula suggeritami da RobertaRosa – non solo perché il mio post è l’ultimo (dopo Giovanni, Elena, Fabio e Roberta già linkata, per lo meno fra quelli che ho visto) – ma anche perché solitamente certi temi mi toccano molto superficialmente per cui ci arrivo sempre dopo. Non che questo caso sia molto diverso però ho a mio modo aderito al “progetto” Mondine in Second Life per il gruppo, perchè poi sul wiki ho visto dei video che mi hanno commosso e perché mi viene da pensare a quelle donne e a come siano lontane dalle forme becere dell’immaginario.

Il “gioco” su Second Life mi rimanda a una messa in scena che sta a metà fra efficacia (è comunque una forma della memoria) e intrattenimento; una forma di trasferimento che ha a che fare con l’immaginario delle mondine che qui diventa performativo semplicemente perché i nostri avatar sono le mondine. In Second Life non può essere altrimenti. Poi ognuno trova il suo senso nella storia, nel 25 aprile, in Bella ciao, nel passare una sera divertente con in mente un riso un po’ più amaro.