Come al solito non ho studiato per affrontare il mio primo viaggio in Sicilia. Naturalmente avevo delle aspettative verso delle immagini (rappresentazionalmente parlando) e verso degli ambienti (performativamente parlando) da agire ed esperire (per dirla con Simmel e i suoi Saggi sul paesaggio).
Contemplare e stare dentro (fra i flutti in questo caso).

Come sempre Morin ci aveva visto giusto. Il comportamento turistico richiede di macinare chilometri, di consumare riti antropofagici, di collezionare immagini e cose (varranno anche dei pantaloni comprati a Stromboli?), guardarsi guardare.

Indimenticabile la mini-crocera a Panarea e Stromboli. In paricolare l’ansia da performance foto-video per riprendere i lapilli del vulcano. Che devo dire però ha deluso molti dei presenti sul barcone che si aspettavano che la sciara del fuoco provocasse uno tsunami. Se no che vulcano è? Lo chiamerei: immaginario della catastrofe.
Indimenticabili il cielo stellato, il mare calmo, e il vulcano che parla come vuole lui. Da vivere in silenzio. Effettivamente in questi casi bisognerebbe starsene da soli. Questione di prospettiva interna.
Una serie di stereotipi confermati: 1. gli italiani sono chiassosissimi e maleducati; 2. a Panarea se non sei vip puoi essere trattato male. E poi chi lo dice che io non sono una vip? 🙂
Ecco la serie “dalle stelle alle stalle”: delusa l’attesa in un bel ristorante la crociera per noi si è conclusa sulla spiaggia nera a mangiare arancini (io no perchè mi navigavano ancora gli ottimi maccheroni alla Norma, che secondo me Bellini non ha mai mangiato però).
Prove da vip/chic

Residui di stratificazione (?).
Si va anche alla ricerca – in macchina ovviamente – di spunti interessanti. Dall’ Art hotel – Atelier sul mare a Castel di Tusa alle tracce del Parco Fiumara d’arte, fra land e public art.

La finestra sul mare ovvero Monumento per un poeta morto, ideata da Tano Festa in memoria del fratello scomparso.

Che dire del teatro di Taormina? La grandiosità di un’architettura al servizio della città e la messa in forma dello sguardo moderno.

Il turista moderno mira alla ricerca paradossale dell’autentico? Bene. Si faccia un giro per il mercato del pesce di Catania. E annusi. Quando un luogo ti attanaglia i sensi. Terrific.

Il rapporto con i locali. Dalle padrone di casa, al nostro cane ospite Spot e al gatto; da negozianti, bagnini, ristoratori, fino al vigile urbano che ci ha raccontato commosso la festa di Sant’Agata (che a questo punto vorrei proprio vedere, altro che marketing territoriale!) fino agli amici.
La graditissima visita di Maria Elena/Martha che ci ha raggiunti a Cefalù e l’incontro con Antonino/Pico e la sua bella famiglia. Il bar è bellissimo e facciamo il tifo per la sua riapertura.
