Bye bye viaggio. Incontri speciali per l’epilogo della “mia” Sociologia del turismo

Si chiude un ciclo per me, quello che in questi anni grazie al corso di Sociologia del turismo, a certi suoi studenti e agli incontri con alcuni ospiti di particolare riguardo (oltre ai seminari di Roberta e Giovanni da cui ho imparato un bel po’ rimando ad esempio qui , qui e qui), è stato caratterizzato dallo studio sul viaggio e il suo immaginario. E dall’interesse che si è poi rafforzato per questi temi e di cui, grazie anche alla partecipazione ad alcune ricerche del LaRiCA, ho cercato di dar conto principlamente in questo blog e nel volume In viaggio. Comunicazione, immaginario e pratiche del turismo contemporaneo.

Sono quindi contenta che mi accompagnino alla chiusura del corso gli ultimi due ospiti cui tengo molto.

Lunedì 19 gennaio 2010, alle ore 11.00 Pier Pierucci, direttore creativo di Aquafan e figura cui noi riminesi uderground siamo molto riconoscenti, si confronterà con i pochi ma interessati studenti, su il senso di quei “segnali deboli” che si fanno percepire, o meglio che certi sguardi attenti possono cogliere, in uno spazio terzo (?) come Aquafan. Non solo offerta di svago quindi ma immaginari emergenti che possono essere carpiti e magari capiti nei luoghi “sacri” nel senso di “separati” del divertimento. Come LaRiCA abbiamo alle spalle una bella esperienza di ricerca, che abbiamo presentato e che sarà pubblicata a breve.

Martedì 20 gennaio, sempre alle 11.00, Monica Domeniconi – che guarda caso abbiamo conosciuto all’ultimo convegno di Sociologia Visuale dedicato alle declinazioni dell’idea di paesaggio – ci permetterà di riflettere ancora sull’immaginario e sull’identità dei luoghi a partire dall’iconografia del territorio irlandese. L’immagine qui sopra rimanda al lavoro di Sean Hillen, che gli studi di Monica mi hanno fatto conoscere. La tradizione del collage unita alla pratica del fotomontaggio e del “cut&paste” trova in questo artista, e nelle rappresentazioni usate anche per le campagne promozionali per l’Irlanda, un esempio interessantissimo di affrancamento dalle maglie stringenti del rappresentazionismo verso l’immaginario performativo e verso un’esperienza sempre possibile altrimenti delle immagini.