Bjork, Arena di Verona, ieri 28 luglio 2008.
Non poteva chiudersi meglio il ciclo di eventi cui ho partecipato questo mese. E ricordo, soprattutto a me stessa, che è iniziato qui. Ma siamo al cospetto di un genio.
Troppo, troppo corto.
Bjork, Arena di Verona, ieri 28 luglio 2008.
Non poteva chiudersi meglio il ciclo di eventi cui ho partecipato questo mese. E ricordo, soprattutto a me stessa, che è iniziato qui. Ma siamo al cospetto di un genio.
Troppo, troppo corto.
Cara Roberta cosa potrei portare nel deserto?
1. pantaloni sarouel (magari di seta blu)
2. una bottiglia di borsci san marzano
3. un tappeto volante
4. behind my camel (The Police)
5. la lampada di aladino, ovviamente.
Giro a: Neupaul Palen, Mario, Thomas.
Il teatro per i bambini esprime una vitalità espressiva e narrativa che va bene (anche) per i grandi. Quello che ho visto al Festival di Santarcangelo mi è parso particolarmente utile per riflettere sul senso del teatro, dal punto di vista delle forme e dei temi, forse perché la necessità di dover coinvolgere i bambini rende i teatranti più narrativi e, mi verrebbe da dire, più liberi. Ma non so.
Sta di fatto che con Bianca e Alice, le mie nipoti, e con i nostri accompagnatori vari abbiamo visto L’atlante delle città, di e con Antonio Panzuto. Una perfetta e immaginifica macchina scenica per raccontare attraverso il rimando alle Città Invisibili di Calvino il viaggio reale e immaginario.
Abbiamo cercato Piccolo blu e Piccolo giallo con le Laminarie in Emaki. Storie arrotolate. Spettacolo itinerante in un percorso di luoghi e di evocazioni letterarie, quelle delle favole (da riconoscere).
Piccoli idilli, Sole nero Luna rossa. L’eclisse spiegata ai bambini a partire da una storia della tradizione africana.
E infine Buchettino della Socìetas Raffaello Sanzio. Dai nostri lettini di legno, in una scatola-stanzetta illuminata da una flebile lampadina, abbiamo ascoltato e guardato la bravissima Monica Demuru narratrice di eccezione per una favola senza tempo. La costruzione scenica e il ruolo centrale dei suoni, dei rumori, della voce anzi delle voci come messa a tema della centralità vera dello spettatore. Qui infatti la componente visiva lascia il posto al regno del suono che, legato più profondamente al respiro e al corpo, ci riporta alle origini della performance e all’esserci vitale dei partecipanti.
L’idealista magico riportato in scena da Teatrino Clandestino a Santarcangelo è un lavoro interessante per immaginare come la scoperta dell’elettricità, e la sua messa in mostra nei salotti della società a incipiente spettacolarizzazione dell’800, abbia poi scompaginato e poi ridefinito lo spazio nonché i modi e i tempi per consumarlo. Dal punto di vista dei media ci viene messa in luce – anche se a lume di candela – la fase evolutiva cruciale che già McLuhan aveva indicato.
Mi fa piacere avere visto uno spettacolo che fa parte della storia del nostro teatro di ricerca, credo, e che può essere visto in chiave evolutiva come la messa a tema dell’evoluzione dei media. Nel caso del Teatrino poi il percorso è stato verso l’uso molto raffinato ma soprattutto funzionale alla drammaturgia del video fino al suo superamento.
Non poteva inziare meglio la serie di performance che occuperà parte del mio mese di luglio e di un certo “dolcemente viaggiare“.
Bertolt Brecht, L’opera da tre soldi con la Berliner Ensemble diretta da Bob Wilson al festival di Spoleto, ieri.
L’esortazione di Brecht a fare del buon teatro un teatro divertente è colta e resa perfettamente: nel rigore del testo e della potenza epica del teatro miscelata nell’estetica di Wilson e nella bravura assoluta dei Berliner. Nelle immagini così come nelle citazioni – Chaplin e Betty Boop – nel cabaret (torna alla memoria quello cinematografico di Bob Fosse) e nel luna park, nell’ambiguità ammiccante e nel burlesque, nei rimandi all’espressionismo (Grosz) e nella musica di Weil rigorosamente suonata dal vivo.
Una giornata indimenticabile per me, Roberta, Fabio, Giovanni mio cognato e Annagrazia, mia sorella, che mi ha mandato questo articolo di Sergio Colomba e che dice molto di quello che ci serve sapere.