Che cosa spinge dei “ragazzi di oggi” (sì cito Louis Miguel, e allora?) a ritenersi creativi? Me lo chiedo perché quando frequentavo il liceo artistico non ricordo di essermi mai autopercepita in questi termini. Ma non parliamo di me. Mi sembra però che ci sia un nesso fra quanto ho letto nel divertente e utile libro di Francesco Bonami Lo potevo fare anch’io. Perché l’arte contemporanea è davvero arte e quanto ho ascoltato da alcuni nostri studenti e anche in altre occasioni a dir la verità. E’ una questione su cui ho cominciato a riflettere per scrivere un articolo e insomma per questi motivi sono sempre più confusa.
Sembrerebbe che la capacità creativa e artistica si alimenti da sola, attraverso il fare prima ancora che attraverso l’osservare, il lasciarsi perturbare dalle cose e dalle produzioni della cultura (alta o bassa che sia per usare una vetusta distinzione). Soprattutto del contemporaneo. Come se questo – l’arte e la sua originaria contemporaneità – non fossero uno specchio riflessivo, e quindi deformante, sul mondo e su di noi. Se è vero, come è vero (e anche buono e giusto) che la posizione nella comunicazione – e in questo senso anche nell’arte e nella creatività artistica – si fa via via performativa nei termini di un processo “attivo” sostenuto dall’evoluzione stessa della comunicazione è pur vero che siamo all’interno di un processo ricorsivo, fatto di comportamenti recuperati. Dal niente e dal vuoto delle idee non può mica nascere niente. Lo spiega bene e ironicamente Bonami che non è tanto vera l’affermazione “lo potevo fare anche io”. Tu non l’hai fatto e nemmeno io purtroppo. E che le idee nascono non tanto nella solitudine della propria cameretta ma da casualità fortunate, pensiamo a Pollock, che però devono essere colte (sia nel senso di raccolte sia nel senso di “basate sulla conoscenza”). In questo caso, tra l’altro, si comprende anche dove possa risiedere la dimensione “social” della creatività.
Certo è che Bonami, dall’autorevolezza della sua posizione, può dare voce a tutti coloro che in qualche modo apprezzano l’arte contemporanea senza dover sempre spiegare perché. Un po’ come la Littizzetto quando ci fa giustizia, soprattutto a noi donne. Allora possiamo dire che Guttuso e Depero sono sopravvalutati, che Barney è bravo anche se non piace a tutti, che Murakami è un altro genio pop come Wharol, e così via.
Ah, l’immagine è di Jeff Koons quello che è stato sposato con Cicciolina.