Istantanee #sant15 (3): #MDLSX una playlist biografica

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© Ilenia Caleo

Con MDLSX Motus prende di petto la cultura genere e nel farlo, come ci ha abituato da tempo, prende anche posizione chiamando in causa, insieme al romanzo di Eugenides che fa da filo conduttore dello spettacolo, nomi come quelli di Donna Haraway, Judith Butler, Rosi Braidotti ovvero il pensiero femminista che coniuga la teoria del postumano con la performatività di genere. Con quel che ne dovrebbe conseguire sul piano dell’umanità. Umanità che qui è incarnata, proprio nel corpo, da Silvia Calderoni che dà davvero tutto, sancendo un patto definitivo con lo spettatore.

Motus, ancora una volta, fa una cosa che non ti aspetti. Usa la narrazione, la forma del romanzo intrecciata meta-teatralmente da brandelli biografici di Silvia in video e scandita da una playlist musicale. Altre immagini nel video-oblò proiettano fiori che si schiudono, metafora della sessualità e della vita.

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© Ilenia Caleo

La performance si svolge in questa specie di piccolo night club dove Silvia si muove su un tappeto triangolare – simbolo potente che va dal triangolo del dramma greco al triangolo rosa usato dai nazisti per i prigionieri omosessuali – le luci da discoteca, il microfono, il laser che illumina e taglia il corpo di Silvia. Un corpo senza organi, avrebbe detto Caronia a partire da Artaud, che rifiuta la cultura patriarcale come logos in cerca di una nuova postumanità.

Io Tarzan, tu Jane

Mi diverte vedere come Second Life rappresenti i generi attraverso le posture. Ridefinisce a suo modo gli stereotipi del maschile e del femminile attraverso i comportamenti dell’avatar. Non solo naturalmente nel ballo di coppia e in certe gesture ad esempio, ma nella scelta della sfera rosa e azzurra per eseguire il giusto movimento.

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Qui ad esempio Liu e Joannes si riposano e chiacchierano dopo la visita al memoriale dell’11 settembre. Indovinate in quale delle due immagini hanno sbagliato di posto.

Forme becere dell’immaginario 5bis

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Visto che il tema ricorre – anche nel senso sistemico del termine – riprendo il numero 5 che troviamo qui.

La vetrina natalizia di un negozio a target giovanile vicino a casa mia mi ispira una forma becera 5bis perchè penso che siamo nello stesso ordine di rappresentazione. Il fatto che l’immaginario del Natale si componga anche di una schiera di immagini (femminili) ammiccanti dal punto di vista sessuale continua a colpirmi e quindi a interessarmi. 

Dallo spot in cui il giovane nell’ascensore con una formosa e scollacciata signora immaginava/vedeva il di lei petto trasformarsi in due grandi bocce natalizie, alla lap dance di un paio di belle ragazze di fronte a Babbo Natale (seduto di schiena in una foto pubblicitaria di non ricordo più cosa, forse una rivista), fino alle varie, innumerevoli Babbine Natale sexy. 

Ma, se proprio non ne possiamo fare a meno, non si potrebbe aspettare almeno l’ultimo dell’anno?

Forme becere dell’immaginario 4

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Leggo, come al solito in ritardo, del gran finale al Motor Show di Bologna. Festa dello stand Ma-Fra. Cito da Repubblica “Protagoniste le ragazze che con i loro balletti sexy da giorni tengono banco nel dibattito cittadino”. Fortunatamente io a Bologna ci sono stata sabato e a parte il traffico il dibattito me lo sono perso. Lo spettacolo si chiama “Sexy car wash”. Ha avuto da dire addirittura Oliviero Toscani: “se fossi una donna mi arrabbierei molto”. Infatti io mi arrabbio molto.

Rappresentazioni e informazione. Sguardi dalla TV

Nella puntata di oggi di TV Talk  si è fatto riferimento a un servizio di Studio Aperto che ha mandato in onda una trasmissione della LBC, una tv libanese, dove un imam dispensa alcuni consigli matrimoniali a tre uomini in studio. Il concetto di fondo sembrerebbe questo: siccome la donna è governata dalle emozioni l’uomo deve tenerla a bada. Quando serve picchiarla bisogna stare attenti a non lasciare segni, mai colpire le mani ad esempio. Meglio usare un piccolo bastoncino come quello che l’imam ha mostrato.

Per fortuna il collegamento da Londra con la giornalista di Al Jazeera English  Barbara Serra  mi ha permesso di allargare un po’ lo sguardo. Bisogna tenere conto, diceva, che il Libano è uno dei paesi arabi più liberi, con il 40% di cristiani, e che pertanto la rappresentazione molto stereotipizzata che ne è venuta fuori andrebbe contestualizzata meglio. Per capire insomma da che contesto viene quella specie di talk show – becero – come l’ha trattato Studio Aperto, ecc.

Si festeggia inoltre il primo anno di vita di Al Jazeera English. Canale poco diffuso in America per motivi legati ai provider e per ragioni ovviamente politiche. La giornalista faceva notare che invece Al Jazeera dedica molto spazio al tema della violazione dei diritti delle donne e che produce molti programmi dedicati al sociale.

Su Al Jazeera English ho trovato un post molto interessante su Pandemia. 

Ridondanza e varietà per farsi delle idee delle cose. Dove la verità, si sa, non è il punto centrale della questione.  

Forme becere dell’immaginario

infermiera internet

Questo manifesto pubblicitario rappresenta una forma becera dell’immaginario. Non solo per la pessima qualità dell’immagine e di un concept “fatto in casa” ma per questa ragazza bella ma non abbastanza, l’accavallamento di gambe alla Basic Instinct dei poveri; la messa insieme di più stereotipi: l’infermierina e/o dottoressina sexy, il connubio donne e motori, anche se qui i motori sono di altro genere ma insomma ci capiamo.

L’ho visto mentro ero in macchina, non ho potuto resistere. Ho capito anche perchè c’è qualcuno che la chiama blog therapy.