Meglio tardi che mai. Mondine in Second Life

Meglio tardi che mai – formula suggeritami da RobertaRosa – non solo perché il mio post è l’ultimo (dopo Giovanni, Elena, Fabio e Roberta già linkata, per lo meno fra quelli che ho visto) – ma anche perché solitamente certi temi mi toccano molto superficialmente per cui ci arrivo sempre dopo. Non che questo caso sia molto diverso però ho a mio modo aderito al “progetto” Mondine in Second Life per il gruppo, perchè poi sul wiki ho visto dei video che mi hanno commosso e perché mi viene da pensare a quelle donne e a come siano lontane dalle forme becere dell’immaginario.

Il “gioco” su Second Life mi rimanda a una messa in scena che sta a metà fra efficacia (è comunque una forma della memoria) e intrattenimento; una forma di trasferimento che ha a che fare con l’immaginario delle mondine che qui diventa performativo semplicemente perché i nostri avatar sono le mondine. In Second Life non può essere altrimenti. Poi ognuno trova il suo senso nella storia, nel 25 aprile, in Bella ciao, nel passare una sera divertente con in mente un riso un po’ più amaro.

Scivolare nel tempo. L’immaginario performativo di Asian

La mia professoressa di matematica e fisica del liceo ci diceva che non esiste una definizione esatta del tempo perchè noi viviamo nel tempo. Dalla vaga memoria di scuola al viaggio nella Skin Tower di Asian il passo è breve. Salire, entrare, scendere lentissimamente, incontrare gli altri. Essere nella torre, essere la torre, skin nella skin. E’ già tutto qui l’immaginario performativo, come esperienza delle immagini attraverso il proprio corpo-avatar, insieme agli altri nello spazio performance.

Asian queste cose le sa benissimo – leggeremo in diversi post – e anche Roberta che ha condotto magistralmente l’evento. Grazie a Luca e Serena che ci (Rosa e Joannes) hanno ospitato e permesso di essere alla Greenfield Room di Post Utopia.

Alcune delle 6 cose che mi piace fare

Per farmi perdonare raccolgo l’invito di Valentina. Anche se, devo dire, faccio molta fatica ad individuare 6 cose che mi piace fare. Non perchè non ci siano ma perchè non so bene come chiamarle e perchè in questo spazio non vado mai troppo sul personale. In ordine non gerarchico.

1. Stare in compagnia, soprattutto con gli amici in real e in second life, e con qualcuno in particolare.

2. Stare da sola, ogni tanto, soprattutto in casa.

3. Lavorare in senso lato, e se mi riesce bene (tipo: andare a teatro).

4. Prendere il sole e l’aperitivo.

5. Consumare: prodotti (vestiti in rl) e prodotti culturali (libri, tele, ecc.).

6. Accarezzare i cani, ma vanno bene anche i gatti.

Istruzioni: linkare chi manda il meme; inserire le regole di svolgimento; scrivere 6 cose che piace fare; nominare altre 6 persone; lasciare un commento sui blog dei 6 amici.

I nomi: Giovanni, Fabio F., Luca, Fabio G., Roberta G., Gianky

 

Morte d’artista. Un pensiero per Pippa Bacca

Sarà che ho un’ammirazione speciale per gli artisti e per chi ama la vita avventurosa. Per le persone coraggiose. Sarà che l’idea con cui questa ragazza – non a caso nipote del grande Piero Manzoni – ha intrapreso un viaggio vestita da sposa, insieme a Silvia Moro, per realizzare la performance itinerante Brides on Tour, mi piace molto e interessa moltissimo come operazione. Mi farebbe fare le riflessioni e i ragionamenti per cui esiste questo spazio.

Però poi devo pensare a qualcosa di diverso e di tragico. Il senso di quella performance, di quell’impresa, era veicolare un messaggio di pace. Finire in quel modo, ed evito la deriva “anti-uomo” che sarei tentata di avviare, è la dimostrazione del contrario.

Nel blog le tracce di questo percorso, artistico prima di tutto, poi per la ricerca e adesso per i messaggi. Leggo ora che è stato bloccato perchè arrivano messaggi offensivi. Io il mio lo metto qui. 

Una modifica di oggi 14 aprile. Leggo che il blog è bloccato per l’arrivo di più messaggi di quanti il server riesca a tenere. Il numero di pensieri che trovo in questo mio piccolo post può darne la misura.

Viaggi in TV, e non solo. Incontro imperdibile con Patrizio Roversi

Si parlerà di viaggio e del suo immaginario con Patrizio Roversi che, come se ci fosse bisogno di dirlo, in coppia con Syusy Blady ha ideato e realizzato Turisti per caso. E creato una nuova semantica del viaggiatore in cui tutti si riconoscono un po’.  

A Pesaro, martedì 15 aprile ore 16, Corso di laurea in Comunicazione Pubblicitaria, nel mio corso di Sociologia del turismo.

 

Generazioni X. Motus e i racconti della giovinezza

X (ics) Racconti crudeli della giovinezza [x 0.2 movimento secondo] dei miei cari Motus – al Teatro della Fortuna di Fano il 2 aprile scorso – mi fa pensare a come stiamo affrontando le tematiche generazionali. In particolare penso ai diversi (anche per contenuto) passaggi che si trovano ad esempio qui, qui, qui, qui).

Per quel che mi pare di vedere questo lavoro, per come è costruito, per il modo in cui tratta la giovinezza e il suo immaginario – nel senso della comunicazione per immagini – esprime perfettamente un’idea di un certo modo di essere giovani oggi che fa leva su un immaginario transgenerazionale. Per me qui le generazioni X sono sia quelle dei giovanissimi protagonisti, sia della figura più adulta che interagisce con il bambino (Dany Greggio), sia i Motus stessi, che rappresentano noi e la nostra storia mediale.

Un’estetica della giovinezza – che poi è una poetica – che è fatta di forme e linguaggi: il punk e l’hip hop, gli scenari metropolitani, i video game, Star Wars e le spade laser, le arti marziali; le felpe, le all star e i roller blade, il mantello da super eroe; ma anche di temi e contenuti: l’espressione di sè come differenza (individuazione e identificazione come leve per l’identità), la ricerca di verità e valori (antiborghesi), l’amore, il gioco e il rischio, la guerra.

(Ancora) a proposito di performance sintetiche. L’arte in SL è un dibattito aperto

Ancora reenactment per 01.org, ieri sera a Odissey (e a Parigi). Con me come al solito Joannes e Asian. Ma anche Roberta, Roxelo, Velas, e pure Junikiro! Eliver, Ginevra. Avrò dimenticato qualcuno dei nostri? Spero di no. Il post di Giovanni dice quel che serve e rimando alle riflessioni già fatte qui.

Mi è rimasto in mente però il piccolo dibattito, un po’ polemico, attivato durante l’esibizione da Wolfgeng Hienrichs di Synthetic Academia. Attraverso la chat pubblica ha criticato il lavoro dei Mattes, esortandoli a tentare qualcosa di nuovo, con lo slogan “serve il Michelangelo della media art”. Una frase in chat è bastata per farlo smettere, comunque, e mi sembra una buona cosa. Io sono in parte d’accordo, l’ho detto, aggiungendo che in ogni caso i Mattes sono da seguire. A parte che Michelangelo non è forse la figura giusta da invocare in questo caso, restano però alcune questioni che provo a fissare: in primo luogo la ripresa delle performance storiche è un’operazione della memoria (sociale, artistica, culturale) da non sottovalutare. Io nel ’77 ero sì a Bologna, ma la performance di Abramovic e Ulay alla Galleria d’Arte Moderna non l’ho di certo vista dal vivo…; ieri hanno eseguito, diversamente da novembre scorso, la performance di Valie Export per cui il meccanismo della riproposizione periodica del loro lavoro in world è un meccanismo di replica molto utile; i Mattes fanno una proposta e vanno rispettati anche se l’operazione può non soddisfare tutti, o completamente. Certo è che in Second Life il riscontro può essere immediato, molto più che dal vivo in RL. Qui il commento è scritto, si esprime in parole chiare, resta impresso. Bisognerebbe sapere cosa ne pensano gli artisti, quali siano le loro reazioni. Visto che l’avatar è abbastanza libero di esprimere apertamente un’opinione. Bisogna capire e rivedere il senso della partecipazione.

Media e vissuti nel viaggio. Il back packer raccontato da Giovanna Mascheroni

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Il seminario tenuto da Giovanna nel mio corso di Sociologia del Turismo 1 (Comunicazione Pubblicitaria il corso di laurea) mi permette di vedere con maggiore chiarezza alcune linee guida per la ricerca sul viaggio. Così come piace intenderla a noi ossia nell’accoppiamento con l’immaginario, mediale soprattutto. L’idea può essere quella, seguendo Giovanna, dei livelli di mobilità fisica, virtuale e immaginativa che convergono sincronicamente grazie ai media.

Il punto è: capire che in questo modo non si sfugge dalle tradizionali categorie di riferimento poichè queste semmai vengono rafforzate, in modi nuovi. Le nuove pratiche di viaggio – fra cui quelle delle Comunità viaggianti studiate da Giovanna – non servono per sfuggire ma per rinforzare le relazioni. Ne conseguono un nuovo “senso del luogo”, diverse idee dell’abitare e della casa che con i media si traducono nella portabilità delle relazioni. Insomma: continua revisione del rapporto qui/altrove.

La costruzione di comunità viaggianti – rese comunità proprio dal supporto mediale – qualificano sempre meglio il passaggio dell’esperienza privata a quella pubblica, condivisa a distanza. Così come i confini pubblico/privato anche quelli tempo libero/tempo di lavoro si spostano, si ridefiniscono in virtù delle relazioni. Senza dimenticare che blog, forum, ecc. diventano siti di relazione, generatori di aspettative perfettamente adatti all’immaginario metaterritoriale del nostro tempo.

Ma certi modi di viaggiare sono anche scelte di vita, legate ai consumi vocazionali, alla sperimentazione di differenze di valore a dispetto della logica dell’equivalenza. Per dimostrarcelo Giovanna ci mostra un video che ci farà – a me ma penso anche agli studenti, a Stefania e a Fabio – divertire e riflettere.