Tutto è onda. Salvatore Sciarrino e Lost Cloud Quartet al MAMbo

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Una grande lezione sull’oralità, sul corpo come strumento vivo, da sentire e far sentire. Ma anche sulla sistemica, sull’emergenza di un evento composto di micro-eventi in un prova d’orchestra che c’entra anche con l’effetto farfalla. Nella poetica di Salvatore Sciarrino, e nell’opera La bocca, i piedi, il suono realizzata al MAMbo da Lost Cloud Quartet e da 120 sassofonisti – ma anche dalle parole ascoltate nel dialogo fra lo stesso compositore ed Enzo Restagno – capiamo come l’universo sonoro sia prima della sua codifica poichè la sua radice è naturale. E’ nel cicaleggio delle cicale, nel rumore della pioggia… Suono massa. Universi di immagini che si concretizzano in quel “tutto è onda” per dire che quel fenomeno senza inizio e senza fine, quel flusso, mette in comunicazione la superficie con l’abbisso. E’ il legame fra natura e cultura, connessione fra suono e società nel suono massa che il corteo di sassofoni intorno al quartetto traduce – in vero e proprio procedimento drammaturgico (che si trova poi nel senso stesso della musica) – in un universo poetico che sta nel mélange della dimensione acustica e la nostra “interiore soggettività” (dalle parole di Sciarrino), nell’ambiguità in cui “la fantasia può dispiegare le ali”.

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Questa esibizione fa parte del progetto Collezioni mai viste il cui senso sta nella creazione di “luoghi sensibili“, al di là del dominio della vista. Ho provato ad ascoltare e lasciarmi circondare dai suoni, anche il resto del pubblico faceva così. Ogni tanto guardavo per lo spettacolo (irresistibile). Ma quando stavo con gli occhi chiusi sentivo il flusso di energie, cercavo di distinguere i passi dei piedi dai suoni e dai soffi. Sentivo le onde sonore girare dal un solista all’altro. Poi alla fine ho riaperto gli occhi e ci ho visto doppio, come sempre.

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