Uno degli aspetti interessanti delle installazioni, oltre alla resa estetica naturalmente, è dato dalla fatto che si tratta di performance. Opere cioè di stampo processuale e comportamentale che prendono vita – si attualizzano – nell’interazione con il fruitore. Qui esplicitamente chiamato ad entrare. Questo succede anche nel lavoro di Luce Laval inaugurato qualche sera fa alla G Room di Post Utopia in Second Life.
L’uso non canonico del morphing, e degli script “come non di dovrebbe fare” (cito le parole di Roberta), esprimono la sintesi di un tipo di sperimentazione “adatta” all’arte e nella fattispecie all’arte in SL e quindi alla sua funzione. Attualizzare le possibilità rimosse.
Leggere assolutamente i post di Joannes, di Asian – co-curatore dell’evento e naturalmente di Roberta. Dove si richiamano le altre qualità performative dell’occasione tutta intera: l’efficacia – tribale e relazionale – e l’intrattenimento, nonché il rapporto attivo dell’opera con lo spazio.
Un pensiero su “Come in. Possibilità rimosse di Luce Laval in SL”